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I traumi psicologici nei bambini e la psicologia delle emergenze
questo articolo è tratto dal sito www.poliziaminorile.it
A molte persone, nel corso della vita, capita prima o poi di subire un trauma, fra gli esempi più comuni di questi traumi ci sono gli incidenti automobilistici o sul lavoro, i terremoti, la guerra, il lutto, le violenze fisiche e sessuali.
Nella maggior parte dei casi, questa esperienza viene sostanzialmente superata in modo graduale, ma quando la violenza incontrollabile della natura o, ancora peggio quella degli uomini, si abbatte sulle persone, ci si trova molto spesso impreparati ad affrontare l’insieme dei disturbi post-traumatici originati da questi disastri.
Questo genere di traumi provocano la distruzione fisica, la perdita di proprietà personali, molto spesso lesioni gravi e/o la morte di persone care.
Si tratta dei traumi psicologici delle persone coinvolte, che entrano in uno stato di profonda distruzione e di sconvolgimento emotivo.
Ma le vittime più vulnerabili di tali eventi, sono i bambini e gli adolescenti, ed è proprio in questa situazione, che si riscontra un disagio diffuso e un senso di inadeguatezza da parte di chi interviene per evitare la comparsa e lo sviluppo di traumi psicologici alle giovani vittime.
Bambini che hanno smesso di parlare per aver assistito, anche se illesi, ad un incidente o ad un dramma familiare; bambini di famiglie con disagi comportamentali che vengono colti da attacchi di asma e che “guariscono” improvvisamente all’udire il suono di una sirena che arriva e che per loro significa “sentirsi protetti”; e poi storie di bambini abusati psicologicamente e di bambini vittime di violenza familiare, condizione trasversale tra tutti i ceti sociali.
Le attenzioni e le premure portate durante le azioni di soccorso sono molte.Ma non tutte le persone che intervengono sono in grado di gestire la situazione.
Ancora oggi, pur essendoci grande attenzione ai fattori di rischio per la salute fisica, vengono sottovalutati e trascurati gli elementi che minacciano uno sviluppo emotivo sano.Gli studi in questo campo sono cominciati relativamente di recente, e proseguono in modo sporadico.Si è data vita ad una nuova branca della psicologia, chiamata “psicologia del trauma”, o “dell’emergenza” o “della crisi”, con lo scopo di offrire soluzioni per aiutare coloro che soffrono o si trovano in una situazione critica.
Oggi più di ieri si pone l’interrogativo di cosa sia più urgente, quale sia la priorità di intervento, chi debba intervenire, a chi spetta – ad esempio, il compito di dire ad un bambino che suo padre è morto, a chi il compito di soccorrere un bambino sotto shock a seguito di un incidente stradale o come aiutare i compagni di un bambino che è annegato durante una gita scolastica o che peggio ancora ha subito una violenza o abuso sessuale.
La situazione si complica nel caso delle emergenze di massa a seguito di calamità naturali o eventi bellici, dove un grande numero di persone, ed in particolare i bambini restano traumatizzati e sofferenti.
Naturalmente, nel lavoro di soccorso verso i minori, sarà necessario ricordare che:
- i bambini sono colpiti dai disastri di massa direttamente e indirettamente.
Essi sono testimoni delle reazioni degli adulti, in particolare dei genitori e ne sono influenzati; - spesso i genitori ignorano o negano i segni di distress dei propri figli, ostacolando l’identificazione dei loro bisogni;
- nel caos generato dai disastri di massa, i bambini necessitano di bisogni di primaria importanza maggiori di quelli degli adulti;
- i bambini, soprattutto i più piccoli, traggono conclusioni errate sulle cause del disastro e non sono in grado di dare risposte proporzionate.Non hanno la capacità di trovare le parole per esprimere i loro sentimenti o elaborare le proprie reazioni..
E’ necessario informare i genitori su come individuare i segni di distress dei bambini, come prendere le adeguate misure e adottare specifici interventi.