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La rappresentazione soggettiva della realtà
1.1 Esperienza e percezione come processo attivo
L’uomo per raccogliere e decodificare le informazioni si serve dei cinque sensi. Vista, udito, tatto, gusto e olfatto sono i nostri punti di contatto con l’esterno, le porte della percezione come le definisce Huxley (1980): servono per ricevere gli innumerevoli segnali dall’esterno, ma servono anche per elaborare la propria esperienza interna e, in un secondo momento, esprimerla. I nostri sensi e l’intero sistema nervoso costituiscono il primo insieme di filtri (oltre a quelli sociali e individuali) che distinguono la realtà dalla nostra rappresentazione di essa. A partire da questa nozione viene introdotto il concetto “la mappa non è il territorio” esposto da Korzybski (1958) e ripreso successivamente dal modello della Programmazione Neuro Linguistica secondo cui ciascuno di noi crea una rappresentazione del mondo in cui vive cioè “una mappa” che diviene il nostro modello di realtà, che usiamo per originare il nostro comportamento e che, attraverso le tre operazioni cognitive di generalizzazione, cancellazione e distorsione, sarà fissata nella nostra mente per poterla utilizzare in ogni tipo di situazione. La nostra rappresentazione del mondo determina in larga misura l’esperienza che abbiamo del mondo, il modo in cui lo percepiamo,le scelte che ci sembrano disponibili. L’osservazione del linguaggio verbale e non verbale ci permette di poter accedere alla struttura dell’esperienza soggettiva dell’altro e comunicare con il nostro interlocutore con le sue stesse modalità in modo da avere un canale diretto di comunicazione.
1.2 Le tre operazioni cognitive
Una volta costruita la nostra rappresentazione della realtà bisogna fissarla nella mente per poterla utilizzare in ogni tipo di situazione. Questa “stampa” si fa attraverso tre operazioni cognitive :generalizzazione, cancellazione e distorsione. 4 La generalizzazione è il procedimento con il quale elementi o parti del modello di una persona vengono staccati dall’ esperienza originaria fino a rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio. Ad esempio un individuo che nel corso della sua vita sia stato respinto, potrebbe operare la generalizzazione di non essere degno d’affetto. Se nel suo modello c’è questa generalizzazione egli cancellerà i messaggi d’affetto o li reinterpreterà come non sinceri attraverso il procedimento della cancellazione e della deformazione. Il primo è un procedimento con cui selettivamente prestiamo attenzione a certe dimensioni della nostra esperienza e ne escludiamo altre; il secondo invece ci permette di operare cambiamenti dei dati sensoriali nella nostra esperienza. Le generalizzazioni o le aspettative di un individuo filtrano e deformano l’esperienza per renderla conforme alle aspettative stesse. In questo modo gli individui si confermano e rafforzano le proprie credenze mantenendo i propri modelli del mondo. Il paradosso è che gli stessi processi che ci permettono di crescere, cambiare, provare gioia sono gli stessi che ci permettono di mantenere un modello del mondo impoverito. Ogni essere umano opera la scelta migliore di cui può disporre nel suo particolare modello e un comportamento per quanto possa sembrare bizzarro a prima vista ha un senso se lo si vede nel contesto delle scelte generate dal loro modello. La difficoltà non sta nel fatto che essi effettuano la scelta sbagliata ma che non hanno abbastanza scelte perché queste non sono disponibili nei loro modelli del mondo.
1.3 Il linguaggio digitale e analogico
A seguito di un lavoro interno ognuno di noi risponde agli stimoli con un proprio linguaggio che può essere di due tipi: verbale e non verbale. Il linguaggio non verbale essendo immediato, inconsapevole, automatico e simbolico ha molta importanza e rappresenta spesso la strada per giungere ad un’effettiva e vera comunicazione. 5 La persona offrirà una serie notevole di informazioni, quasi del tutto inconsapevolmente e lo farà attraverso le parole ma soprattutto attraverso il tono, il timbro e il volume della voce e attraverso le componenti non verbali (gesti, postura, colorito della pelle, ecc.). Secondo una ricerca realizzata da Mehrabian e Ferris, l’effetto della nostra comunicazione, ovvero ciò che agli altri arriva è dato da: 7% verbale: contenuto,significato delle parole; 38% paraverbale: tono, timbro, volume, altezza, ritmo, pause, velocità della nostra voce; 55% corporeo: mimica del viso, gestualità, respirazione, scansione oculare, postura, colorito, temperatura della pelle, odore, movimento, sensazioni viscerali, contesto esterno. Il linguaggio verbale è digitale ovvero astratto,sequenziale, decodificabile e influisce solamente sul 7% della comunicazione. IL linguaggio non verbale invece è analogico ovvero simultaneo, concreto e continuo e influisce sul 93% della comunicazione. Si può solo interpretare in quanto non esiste codifica prestabilita. Secondo Watzlawick ogni comunicazione avviene contemporaneamente su due piani: quello analogico detto piano della relazione e quello digitale detto piano del contenuto. Il piano del contenuto, come indica la parole stessa, comprende quelle informazioni che consideriamo il contenuto di una comunicazione quando cioè prestiamo maggiore attenzione alle parole. Normalmente ci concentriamo troppo sui segnali digitali e dimentichiamo che i segnali analogici ci danno informazioni sulle informazioni definendo la relazione che abbiamo con l’altro. Anche Bateson (1980) e colleghi ritengono che la parte valida della comunicazione sia quella analogica o non verbale poiché quest’ultima riflette fedelmente la vera natura dei sentimenti e delle intenzioni della persona.
1.4 Canali d’ingresso
Ciascuno di noi possiede cinque sistemi sensoriali attraverso i quali entra in contatto con la realtà fisica: vista, udito, tatto, gusto e olfatto chiamati sistemi di input o canali d’ingresso. Questi ci forniscono una corrente continua di informazioni che usiamo per organizzare la nostra esperienza. In ognuno di questi canali vi sono numerosi recettori specializzati che convogliano specifici tipi di informazioni che vengono trasmesse attraverso vie neurali al cervello, il nostro biocalcolatore centrale di elaborazione. Combinazioni di più recettori che esistono in ciascun canale sensoriale forniscono informazioni di natura più complessa. Per esempio l’esperienza del tessuto ci è data dalla combinazione di stimoli visivi, cenestesici (e in certi casi) auditivi. Ciò che percepiamo esternamente (sia consapevolmente che inconsapevolmente) lo traduciamo in rappresentazioni interne che condizionano il nostro comportamento, il quale nel contesto della Programmazione Neurolinguistica è il risultato di sequenze sistematicamente ordinate di rappresentazioni del sistema neurale. È bene notare che ogni volta che un individuo interagisce con il mondo esterno lo fa tramite rappresentazioni sensoriali. Le informazioni vengono raccolte attraverso tutti i canali, elaborate attraverso alcuni e infine riversate nel mondo esterno sotto forma di comportamento (canali d’uscita). Il canale sensoriale di cui l’individuo è più consapevole viene chiamato sistema rappresentazionale primario.
1.5 I sistemi rappresentazionali e la laterizzazione emisferica
Ogni singola persona dispone di un modo proprio per costruire la sua rappresentazione della realtà, questa “mappa” è il modello della realtà che ciascuno si costruisce a partire dalla propria esperienza, è un prodotto estremamente soggettivo, somma delle rappresentazioni che ognuno si fa del mondo; e , come una cartina geografica ci consente di muoverci nella realtà, così la mappa ci consente di relazionarci con noi stessi e gli altri. Gli input sensoriali vanno a formare la mappa passando attraverso una serie di filtri neurologici, socio-culturali, individuali ed attraverso i processi di derivazione, cioè cancellazione generalizzazione e distorsione. Le modalità attraverso le quali un individuo si rappresenta la realtà e la esprime attraverso i sensi, vengono chiamati sistemi rappresentazionali I Sistemi rappresentazionali sono il Visivo, l’Auditivo e il Cenestesico, che classifichiamo in primario, guida e di riferimento, a seconda del grado di consapevolezza che la persona ne ha. È possibile individuare quale o quali sistemi rappresentazionali un individuo utilizza e come li utilizza attraverso l’ascolto verbale dei predicati che usa nel parlare ed attraverso l’osservazione del linguaggio non verbale e in modo specifico dai LEM (Lateral eye movements). Studi EEG effettuati da Robert Dilts (1983) hanno rilevato un sorprendente rapporto tra il sistema rappresentazionale primario o preferenziale e i tracciati dell’EEG. Secondo il modello della PNL ciascuno di noi, infatti, utilizzerebbe un canale sensoriale preferenziale per rappresentarsi l’esperienza in un dato momento e al quale corrisponderebbero specifici movimenti oculari associati a rispettivi segnali non verbali e verbali (i predicati). Il termine lateralizzazione si riferisce alla divisione dei compiti tra i due emisferi del cervello (Gazzaniga 1967), attività che naturalmente viene espressa somaticamente. Nella maggior parte dei soggetti l’emisfero dominante è il sinistro che comporterà la dominanza del lato destro del corpo nei destrimani. L’osservazione della parte destra o sinistra del corpo ci dirà molto sulla struttura sensoriale dell’esperienza della persona. In generale, il sistema rappresentazionale primario provoca il comportamento motorio del lato dominante del corpo. I movimenti della parte non dominante del corpo vengono provocati dai sistemi rappresentazionali non primari. Ad esempio una persona “destra” che spesso pensa per immagini (che avrà quindi come canale preferenziale il visivo e di cui sarà maggiormente consapevole), quando attiva le rappresentazioni visive muoverà più frequentemente la parte destra del corpo. Allo stesso modo muoverà la parte sinistra del corpo quando rappresenta esperienze auditive e cinestesiche. In modo inverso avverrà per i mancini.
1.6 I movimenti oculari come segnali d’accesso
Abbiamo già ricordato che la parte verbale della nostra comunicazione non è che un aspetto dell’intero processo comunicativo. In realtà, una quantità enorme di informazione è trasmessa con gli aspetti non verbali (tonali, gestuali, tattili) della nostra comunicazione, che per la maggior parte della gente ha luogo al di sotto della soglia della coscienza. Inoltre le persone non sono consapevoli della maggior parte delle rappresentazioni che passano per i loro sistemi neurologici e hanno difficoltà a sintonizzarsi sulla loro effettiva esperienza sensoriale o a comunicarla verbalmente. Prestando attenzione ai comportamenti sistematici e ricorrenti posti in atto dalle persone mentre comunicano e agiscono, si è scoperto un certo numero di segnali non verbali che indicano gli specifici processi sensoriali per i quali esse passano durante le attività cognitive. Tali segnali comprendono la posizione degli occhi, il tono della voce e la cadenza, il ritmo e la posizione della respirazione, i mutamenti di colorito, la temperatura del corpo, le pulsazioni cardiache, il tono,la postura muscolare e l’attività EEG come abbiamo visto prima. Studi neurologici hanno dimostrato esserci una correlazione tra il movimento degli occhi e i processi di pensiero. Sono state individuate alcune connessioni tra i sistemi rappresentazionali (processi sensoriali attraverso cui rappresentiamo la nostra esperienza) e i movimenti oculari detti LEM (lateral eye movements). Essi, infatti, ci indicano a quale attività neurologica sensoriale il soggetto sta accedendo mentre pensa e elabora informazioni e quindi quale sistema rappresentazionale stiamo utilizzando in quel momento. Quante volte ad esempio ci è capitato di fare una domanda a qualcuno e avere come risposta: “Fammici pensare” accompagnato dallo spostamento degli occhi in alto e a sinistra. Il dirigere lo sguardo verso l’alto e a sinistra stimola (in chi non è mancino) le immagini eidetiche (ricordate) ubicate nell’emisfero non dominante. Le vie neurologiche che provengono dal lato sinistro di entrambi gli occhi sono rappresentate nell’emisfero cerebrale destro(non dominante). Il movimento di scansione oculare verso l’alto e a sinistra è un modo comunemente usato per stimolare tale emisfero per avere accesso alla memoria visiva. Lo spostamento degli occhi verso l’alto e a destra stimola per contro l’emisfero cerebrale sinistro e le immagini costruite, ossia le rappresentazioni visive che la persona non ha mai visto prima. Vale a dire che le persone tendono a guardare nella direzione opposta alla parte di cervello che stanno usando.
1.7 Individuazione del sistema primario
Il terapeuta facendo attenzione ai segnali d’accesso e ai predicati ha la possibilità di entrare in contatto con il modello di realtà del paziente. Sintonizzandosi con i predicati del paziente infatti apprenderà molto sulle componenti sensoriali della loro esperienza e compirà un passo significativo per un contatto più stretto. Si arriverà quindi, come dice M. Erickson (1984), a “parlare il linguaggio del cliente” il quale descrivendo la sua esperienza opera delle scelte (di solito inconsapevoli) relative alle parole che meglio rappresentano l’esperienza stessa: i predicati. Questi si presentano sotto forma di aggettivi, verbi, avverbi ai quali il terapeuta deve prestare attenzione per individuare il sistema rappresentazionale cui il paziente attribuisce più valore riconoscendo di quali parti del mondo egli può disporre e a quale tipo di esperienza ricorrere per aiutarlo a cambiare.
CONCLUSIONI
Conoscere il modo in cui una persona elabora le informazioni sulla realtà ed il suo modello del mondo permette di poter stabilire un contatto molto profondo con l’altro, di entrare in sintonia e creare un rapporto empatico fondamentale per una comunicazione efficace e per poter costruire una solida alleanza terapeutica, così restituendo al paziente il modo in cui gli è proprio di costruire la sua realtà è possibile aiutarlo ad ampliare, riorganizzare o a cambiare le sue rappresentazioni in modelli che siano per lui più soddisfacenti e più consoni al proprio sviluppo personale in linea con i suoi obiettivi in rispetto della sua organizzazione interna e delle sue relazioni esterne. In questo modo il paziente avrà la possibilità di scegliersi il modo di rappresentarsi l’evento/problema e di attribuirgli un nuovo significato modificando così il proprio stato emozionale e le eventuali conseguenze comportamentali.
Dott.ssa Pina Annunziata
BIBLIOGRAFIA
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